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Papa Giovanni Paolo II
Karol
Józef Wojtyła nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice, nel sud della Polonia,
figlio di un ex-ufficiale dell'esercito asburgico. Da giovane veniva
chiamato dagli amici e dai familiari Lolek.
Sua madre, Emilia, morì nel 1929 per malfunzionamento renale ed una malattia
cardiaca congenita. La reazione del figlio fu molto contenuta, e quando
seppe della notizia disse soltanto: "Era la volontà di Dio". Suo fratello
maggiore, Edmund, noto anche come Mundek, morì di scarlattina contratta,
all'età di 26 anni, da un paziente, nel 1932. La sorella, invece, morì in
infanzia prima ancora che Karol nascesse. Dopo la morte della madre Emilia,
suo padre, un uomo molto religioso, si impegnò con tutte le forze per poter
far studiare il figlio Karol.
La sua gioventù venne segnata da un intenso rapporto con l'allora folta e
viva comunità ebraica di Wadowice.
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Università
Nell'estate del 1938 Karol Wojtyła e suo padre lasciarono Wadowice per
trasferirsi a Cracovia, dove si iscrisse alla Università Jagellonica nel
semestre autunnale. Nel suo primo anno studiò Filologia, Lingua e
Letteratura Polacca. Prese anche lezioni private di francese.
Lavorò come bibliotecario volontario, e fece l'addestramento militare
obbligatorio nella legione Accademica. Alla fine dell'anno accademico
1938-1939, impersonò il ruolo di Sagittarius nell'opera fiabesca The
Moonlight Cavalier, prodotta da una compagnia teatrale sperimentale. Iniziò
nel frattempo lo studio delle lingue, che lo portò poi a conoscere e parlare
11 idiomi diversi: polacco, sloveno, russo, italiano, francese, spagnolo,
portoghese, tedesco, ucraino e inglese, oltre ad un'ottima conoscenza del
latino ecclesiastico.
Nel settembre del 1939 la Germania invase la Polonia e la nazione fu
occupata prima dalle forze naziste e poi da quelle sovietiche. Allo scoppio
della guerra, Karol e suo padre fuggirono verso l'est da Cracovia assieme a
migliaia di altri Polacchi. A volte si rifugiavano dentro delle fosse, per
nascondersi dai velivoli della Luftwaffe. Dopo avere camminato per 200
chilometri seppero dell'invasione russa della Polonia e furono obbligati a
ritornare a Cracovia.
Nel novembre, 184 accademici della Università Jagellonica furono arrestati e
l'università venne chiusa. Tutti i maschi abili furono costretti a lavorare.
Nel primo anno di guerra Karol lavorò come fattorino per un ristorante.
Questo lavoro leggero gli permise di continuare gli studi e la carriera
teatrale e di mettere in pratica atti di resistenza culturale. Intensificò
inoltre lo studio del francese.
Dall'autunno del 1940 Karol lavorò per quasi quattro anni come manovale in
una cava di calcare, e fu pagato bene. Il padre morì nel 1941. Nel 1942,
entrò nel seminario clandestino diretto dal Cardinale Sapieha, arcivescovo
di Cracovia.
Il 29 febbraio 1944, Karol stava tornando a casa dal lavoro nella cava
quando fu investito da un camion tedesco, perse coscienza e passò due
settimane in ospedale. Riportò un trauma acuto, numerose escoriazioni e una
ferita alla spalla. Secondo Testimone della Speranza, la biografia scritta
da George Weigel, questo incidente e la sopravvivenza ad esso sembrarono a
Wojtyla una conferma della propria vocazione religiosa.
Nell'agosto 1944 iniziò la rivolta di Varsavia e il 6 agosto, il "lunedì
nero", la Gestapo perquisì la città di Cracovia deportando i giovani maschi
per evitare un'analoga sollevazione. Quando la Gestapo perquisì casa sua,
Wojtyla riuscì a scampare alla deportazione nascondendosi dietro una porta e
fuggì nell'Arcivescovato, dove rimase fino a guerra finita. La notte del 17
gennaio 1945 i tedeschi abbandonarono la città. I seminaristi recuperarono
il vecchio seminario, ridotto in rovine. Karol e un altro seminarista si
offrirono volontari per tagliare a pezzi e portare via montagne di
escrementi gelati.
Carriera ecclesiastica
Karol Wojtyła venne ordinato sacerdote il 1 novembre, 1946, dall'Arcivescovo
di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Subito dopo egli si trasferì
a Roma per proseguire gli studi teologici presso "l'Angelicum" (Pontificio
Ateneo di San Tommaso d'Aquino). Nella tesi di dottorato, che prese in esame
la dottrina della fede in San Giovanni della Croce, Wojtyła pose l'accento
sulla natura personale dell'incontro dell'uomo con Dio. Ritornato in Polonia
nell'estate del 1948, la sua prima missione pastorale fu nel paesino di
Niegowić, a venticinque chilometri da Cracovia. Nel marzo 1949 fu trasferito
nella parrocchia di San Floriano a Cracovia. Insegnò etica all'Università
Jagellonica della città e successivamente all'Università Cattolica di
Lublino. Nel 1958 fu nominato vescovo ausiliario di Cracovia, e quattro anni
dopo assunse la guida della diocesi quale Vicario Capitolare.
Il 30 dicembre 1963 Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Cracovia. Sia
come vescovo prima che come arcivescovo poi Wojtyła partecipò al Concilio
Vaticano II, contribuendo ai documenti per la stesura del Dignitatis Humanae
e del Gaudium et Spes, due dei documenti storici più importanti ed influenti
prodotti dal concilio.
Nel 1967 Papa Paolo VI lo nominò Cardinale. Nell'agosto del 1978, dopo la
morte di Paolo VI, partecipò al conclave che si concluse con l'elezione di
Albino Luciani, il cardinale Patriarca di Venezia, che divenne Papa Giovanni
Paolo I. Avendo appena 65 anni Luciani era considerato un Pontefice giovane
in confronto ai suoi predecessori. Tuttavia Wojtyła, che ne aveva 58,
avrebbe potuto aspettarsi di partecipare nuovamente ad un conclave prima di
raggiungere gli ottant'anni (età massima per i cardinali per partecipare
all'elezione del pontefice), ma certo non si aspettava che il suo secondo
conclave si sarebbe tenuto così presto. Invece il 28 settembre 1978, dopo
solo 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I morì. Nell'ottobre 1978
Wojtyła fece ritorno in Vaticano per prendere parte al secondo conclave in
meno di due mesi.
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Il secondo Conclave del 1978
Qualcuno pensa che la sua nomina, come quella del suo predecessore, fu
frutto di un compromesso: il conclave, infatti, vide una netta divisione tra
due candidati particolarmente forti: il Cardinale Giuseppe Siri, Arcivescovo
di Genova, votato dalla parte dell'ala conservatrice, ed il Cardinale
Giovanni Benelli, Arcivescovo di Firenze, molto vicino a Papa Giovanni Paolo
I e sorretto dell'ala più riformista del Collegio dei Cardinali. Nei primi
ballottaggi Benelli arrivò a nove voti dall'elezione. Tuttavia Wojtyła si è
assicurato l'elezione come "compromesso" tra le due candidature opposte, in
parte grazie al supporto ottenuto da Cardinali come Franz König ed altri che
aveva precedentemente appoggiato Siri.
Il 16 ottobre 1978, all'età di 58 anni, Wojtyła succedette a Papa Giovanni
Paolo I.
L'annuncio della sua elezione (l'Habemus papam) fu dato alle ore 18.45 dal
cardinale Pericle Felici. Pochi minuti più tardi il nuovo papa si presentò
alla folla riunita in Piazza San Pietro, affacciandosi dalla loggia che
sovrasta l'ingresso della basilica. Nel suo breve discorso egli si definì
come "il nuovo Papa chiamato da molto lontano" e superò subito le diffidenze
degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice
straniero, dicendo "se mi sbaglio mi corigerete!", una frase rimasta nella
storia e che scatenò l'applauso della folla riunita.
Il giorno seguente il nuovo Pontefice celebrò la messa insieme al Collegio
cardinalizio nella Cappella Sistina. Al termine egli impartì la prima
benedizione Urbi et Orbi che fu trasmessa via radio.
La profezia di San Pio da Pietrelcina sull'elezione di Wojtyła al soglio
pontificio aveva anche un'altra parte: il frate di Pietrelcina aveva anche
predetto che il suo pontificato sarebbe stato breve e sarebbe finito nel
sangue. Una profezia che è stata vicina a avverarsi quando il 13 maggio 1981
subì un attentato che quasi lo uccise da parte di Mehmet Ali Agca, un killer
professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in Piazza San
Pietro, pochi minuti dopo che egli era entrato nella piazza per un'udienza
generale, colpendolo all'addome.
Giovanni Paolo è però sopravvissuto miracolosamente all'attentato, ed il suo
papato è diventato addirittura il terzo più lungo della storia.
Due giorni dopo il Natale del 1983, Giovanni Paolo volle andare in prigione
per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono
da soli per lungo tempo, e la loro conversazione è rimasta ancora oggi
privata. Il Papa disse poi dell'incontro: "Ho parlato con lui come si parla
con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello
che ci siamo detti è un segreto tra me e lui." L'attentatore venne in
seguito condannato all'ergastolo.
Alcuni documenti scoperti negli archivi Sovietici e resi pubblici nel marzo
2005 avvalorerebbero la tesi che l'attentato sia stato commissionato
dall'Unione Sovietica ([1] - [2]).
Dai documenti risulterebbe che il KGB, in collaborazione con la Polizia
della Germania Orientale (Stasi), avesse programmato l'attentato
appoggiandosi ad un gruppo terroristico bulgaro di Roma, che a sua volta si
sarebbe rivolto ad un gruppo turco radicale.
Le motivazioni che avrebbero portato l'URSS ad un gesto del genere, non sono
state chiarite.
Alcuni suggeriscono che i Sovietici temessero l'influenza che un papa
polacco poteva avere sulla stabilità dei loro paesi satelliti dell'Europa
Orientale, in special modo la Polonia. Altri, inoltre, accusano fazioni
interne al Vaticano, in particolar modo la cosiddetta massoneria libera che
si opponeva a Wojtyła ed all'Opus Dei, della quale il cardinale Casaroli era
una figura di primo piano. Lo stesso Ali Ağca non ha mai voluto rivelare in
modo chiaro la verità, ma ha spesso suggerito di aver avuto aiuti
dall'interno del Vaticano. Infine si fa notare che Ağca, un eccellente
tiratore, avrebbe potuto uccidere il Papa se solo avesse voluto, e che la
sua vera missione fosse spaventarlo piuttosto che ucciderlo. Comunque tutte
queste informazioni devono essere considerate ipotesi, perché ad oggi non
sono state comprovate le circostanze e le motivazioni dell'attentato.
Un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede analizza
l'attentato, mettendolo in relazione con l'ultimo dei Segreti di Fatima.
Inoltre il bossolo del proiettile sparato da Alì Agca, per volere del Papa,
è stato incastonato nella corona tempestata di pietre preziose della statua
della Vergine di Fatima.
Da notare che ci fu anche un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo
II, avvenuto il 12 maggio 1982 a Fatima. Un uomo tentò di colpire il papa
con una baionetta, ma fu fermato dalla sicurezza. L'uomo, un sacerdote
spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del
Concilio Vaticano II e definiva il papa un "agente di Mosca". Fu condannato
a sei anni di prigione e quindi espulso dal Portogallo.
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I problemi di salute
Essendo il più giovane papa eletto dai tempi di Papa Pio IX nel 1846,
Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in ottima salute. Era un uomo
relativamente giovane che, diversamente dai suoi predecessori, faceva
abitualmente escursioni, nuotava e sciava. Tuttavia, dopo oltre venticinque
anni sul seggio papale, due attentati ed un gran numero di traumi fisici, la
salute di Giovanni Paolo cominciò a declinare. Fu vittima di un tumore al
colon che gli venne rimosso nel 1992, si slogò una spalla nel 1993, si ruppe
il femore nel 1994 e subì l'appendicectomia nel 1996.
Nel 2001 venne stabilito nel corso di una visita ortopedica che, come alcuni
osservatori internazionali sospettavano da tempo, Giovanni Paolo II soffriva
del Morbo di Parkinson. Ciò venne ufficialmente confermato dal Vaticano nel
2003. Oltre all'evidente tremore alla mano, cominciò a pronunciare con
difficoltà più frasi di seguito, e vennero notati anche alcuni problemi
uditivi. Soffriva anche di un'artrite acuta al ginocchio destro, che aveva
sviluppato in seguito all'applicazione di una protesi, percui camminava
molto raramente in pubblico. Nonostante questi disagi, continuò a girare il
mondo. Disse di accettare la volontà di Dio che lo faceva Papa, e così
rimase determinato a rimanere in carica fino alla morte, o finché non
diventasse mentalmente inabile in maniera irreversibile. Coloro che lo hanno
incontrato dicono che, sebbene provato fisicamente, è sempre stato
perfettamente lucido.
Nel settembre 2003, il Cardinale Joseph Ratzinger, spesso considerato la
"mano destra" del Santo Padre, disse "dovremmo pregare per il Papa",
sollevando serie preoccupazioni circa lo stato di salute del Pontefice.
L'1 febbraio 2005, il papa fu ricoverato all'Ospedale Gemelli di Roma (che
egli definiva "il Vaticano terzo"), a causa di una infiammazione acuta della
laringe e del laringo-spasmo, causati da una ricaduta di influenza.
Il Vaticano riportò il giorno seguente che le sue condizioni si erano
stabilizzate, ma che sarebbe rimasto in ospedale fino alla completa
guarigione. Il papa apparve in pubblico il 6 febbraio per leggere le ultime
righe dell'Angelus, con voce roca, dalla finestra della propria camera
d'ospedale. Saltò per la prima volta nei suoi 26 anni di suo pontificato la
cerimonia del Mercoledì delle ceneri nella Basilica di San Pietro il 9
febbraio, e fece ritorno in Vaticano il 10 febbraio
Il 24 febbraio, 2005 il Papa iniziò ad avere problemi di respirazione
accompagnati da febbre e fu d'urgenza ricoverato nuovamente al Gemelli, dove
gli venne praticata una tracheotomia. Un collaboratore del Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi riferì che Giovanni Paolo era "sereno" [4] dopo
essersi alzato successivamente all'operazione. Aveva alzato la mano cercando
di dire qualcosa, ma i medici gli avevano consigliato di non provare a
parlare. Il Papa diede 'benedizioni silenziose' dalla sua finestra
d'ospedale domenica 27 febbraio e domenica 6 marzo. Il Cardinale Ratzinger,
che aveva incontrato il pontefice per una riunione di lavoro nella sua suite
al 10° piano del Gemelli martedì 1 marzo, riferì alla stampa internazionale:
"Il Papa mi ha parlato in tedesco e in italiano. Era completamente lucido.
Ho portato al Santo Padre i saluti dall'assemblea della Congregazione per il
culto divino che si sta riunendo in questo momento in Vaticano. Il Santo
Padre lavorerà sul materiale che gli ho dato oggi. Sono felice di vederlo
completamente lucido e mentalmente capace di dire le cose essenziali con la
sua voce. Normalmente parliamo in tedesco. I dettagli non sono importanti -
parlò solo delle cose essenziali".
L'8 marzo, fu annunciato che il Papa avrebbe impartito la benedizione Urbi
et Orbi il giorno di Pasqua, 27 marzo. Le altre cerimonie del Triduo
Pasquale avrebbero dovuto essere celebrate da cardinali.
Durante l'Angelus di domenica 13 marzo il Papa fu capace di parlare ai
fedeli per la prima volta dopo la tracheotomia. Più tardi in quel giorno
tornò in Vaticano dopo quasi un mese di ricovero. [5] La Domenica delle
Palme (20 marzo) il Papa fece una breve apparizione alla sua finestra per
salutare i fedeli che lo acclamarono a migliaia quando agitò in silenzio un
ramoscello d'ulivo. Per la prima volta nel suo pontificato non fu in grado
di officiare la messa della domenica di Pasqua. La guardò alla TV nel suo
appartamento che dà su Piazza San Pietro.
Il 22 marzo sorsero nuove preoccupazioni sulla salute del Papa, dopo che i
referti constatarono il peggioramento della salute e la mancanza di risposta
ai farmaci. [6].
Il 24 marzo, il cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo sostituì il Papa
nel rito della Lavanda dei piedi del Giovedì Santo nella Basilica di San
Pietro. Disse che il pontefice si stava 'abbandonando serenamente' alla
volontà di Dio. L'ottantaquattrenne pontefice seguì il servizio in
televisione dai suoi appartamenti in Vaticano.
Il 25 marzo, il pontefice non partecipa alla Via Crucis al Colosseo e, come
il giorno prima, segue l'evento in televisione dai suoi appartamenti al
Vaticano ed è ripreso dalle telecamere di spalle, senza parlare, genuflesso.
Il 27 marzo, giorno di Pasqua, il Papa apparve alla finestra su piazza San
Pietro per poco tempo. Il Cardinal Angelo Sodano lesse il messaggio Urbi et
Orbi quando il Papa benedisse la folla di mano sua. Tentò di parlare ma non
vi riuscì.
Il 30 marzo, mercoledì, il Papa apparve alla finestra su piazza San Pietro
per poco tempo. Tentò di parlare ma non vi riuscì.
Il 31 marzo, il Papa sviluppò "febbre alta causata da un'infezione
dell'apparato urinario" (notizia della BBC), ma non fu portato in ospedale,
come invece era stato fatto due volte nel periodo precedente, secondo una
Sua espressa volontà di morire nei Suoi appartamenti in Vaticano. Più tardi
lo stesso giorno, fonti del Vaticano annunciarono che al Pontefice era stata
impartita l'Unzione degli Infermi (Estrema Unzione), per la prima volta
dall'attentato del 1981.
Non è chiaro se il Papa abbia ricevuto altresì il Perdono apostolico. (Vedi
l'articolo della CNN).
Il 1° aprile, le sue condizioni peggiorarono drasticamente ed insorsero
insufficienza cardiaca e renale. Al Papa venne sistemato un sondino
naso-gastrico per aiutarlo a incrementare l'apporto nutritivo dopo la
febbre. Notizie raccolte fuori dagli ambienti vaticani riportarono quella
mattina che il Papa aveva subito un attacco di cuore, ma rimaneva cosciente.
(Vedi l'articolo su Yahoo! News). Il portavoce vaticano Joaquin
Navarro-Valls smentì la voce, ma disse che il Papa aveva subito un collasso
cardiocircolatorio e giudicò la condizione del Papa "molto seria". (Vedi CNN
article).
Alle 12:30 circa, un portavoce vaticano fornì un nuovo aggiornamento sulla
salute del Papa, e confermò che il Papa aveva ricevuto l'Unzione degli
infermi. Aveva rifiutato di essere condotto in ospedale, e aveva incontrato
i suoi più vicini collaboratori. Aveva anche richiesto che gli fossero lette
le meditazioni pronunciate sulle Stazioni della Croce pochi giorni prima.
Alle 19:00 circa i notiziari italiani affermarono che Papa Giovanni Paolo II
aveva perso coscienza. Almeno un centro medico affermò che ormai non c'erano
più speranze, secondo la MSNBC.
Il giorno 2 aprile, le condizioni del Papa vennero definite dal bollettino
medico del Vaticano "gravissime" ed il Papa "moribondo". Venne comunicato
che il Papa aveva "dei momenti di incoscienza" ma non era in coma. A tarda
sera, il Vaticano annuncia che le Sue condizioni "rimangono estremamente
gravi" e che "durante la sera è stato colpito da una forte febbre",
specificando, tuttavia, che "quando viene stimolato dai familiari, risponde
correttamente".
Prima dell'ulteriore aggravarsi delle sue condizioni, all'alba del 2 aprile,
il pontefice della Chiesa cristiana aveva avuto un ultimo pensiero per i
giovani, a lui tanto cari, riuscendo a mormorare le semplici parole: "Vi ho
cercato. Adesso voi siete venuti da me. E vi ringrazio".
Il Vaticano infine emise un comunicato stampa alle 19:00 affermando che i
reni del Papa avevano cessato di funzionare. L'ANSA riportò mezz'ora più
tardi che aveva perduto coscienza. Molte agenzie media italiane riferirono
la morte del Papa alle 20:20 ma subito il Vaticano smentì che il Papa fosse
effettivamente morto, e i resoconti cambiarono. TV Sky Italia riferì che
cuore e cervello funzionavano.
Sotto l'occhio attento dei media di tutto il mondo (implacabile ma discreto
al tempo stesso, considerata la statura del personaggio), Karol Wojtyła - il
papa venuto di un paese lontano, come egli stesso si definì - si spense alle
21.37 ora italiana di sabato 2 aprile 2005 nella residenza pontificia della
Città del Vaticano in conseguenza di uno shock settico e di un collasso
cardiocircolatorio. Ad accompagnarlo nell'ultimo viaggio, quello che ha
concluso la parabola umana di uno dei pontefici più longevi della storia del
Vaticano, sono stati i canti religiosi - di speranza e redenzione - dei
papa-boys, che oltre le transenne di piazza San Pietro avevano scandito fino
a poche ore prima del decesso: Giovan-ni Pao-lo, Giovan-ni Pao-lo. |
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